Educare ONLIFE. La sfida dei genitori del nuovo millennio
Perchè parlare di sfida quando si parla di educazione?
Educare non è facile e se in qualche modo in ogni epoca ci sono stati cambiamenti che hanno reso difficile il ruolo educativo dei genitori, oggi per i genitori del nuovo millennio la sfida maggiore arriva proprio dal riuscire a conciliare i principi base che guidano la genitorialità, (intesa come accompagnamento alla crescita o come allenamento alla vita), con il contesto sociale e culturale in continua evoluzione e cambiamento.
Lo scrittore Luciano Floridi ha creato questo neologismo “ONLIFE” che ben definisce l’esperienza quotidiana di tutti noi, nella quale non c’è una netta distinzione tra ciò che è reale o virtuale, o da ciò che online e ciò che è off line.
L’esperienza quotidiana di immersione continua in contenuti e presenze virtuali è poi accompagnata da alcuni aspetti socio culturali che caratterizzano l’essere genitori oggi a dispetto di ciò che avveniva in passato.
Innanzitutto si diventa genitori sempre più tardi. E’ una genitorialità più adulta, a tratti più consapevole, che corrisponde spesso ad un eccessivo investimento e coinvolgimento emotivo nelle vite dei figli. Paradossalmente a questo bisogno di esserci corrisponde però una maggiore assenza, perché, si è inseriti in un vortice di consumi, necessità e esigenze che impongono in qualche modo di dover lavorare entrambi; e questa è una realtà, un vortice dal quale è difficile o quasi impossibile uscire.
Il desiderio di esserci è tanto ma spesso, questo non corrisponde a reale presenza e vicinanza, ma a controllo e gestione tra mille impegni e incastri quotidiani.
Spesso una genitorialità più adulta ha come conseguenza diretta la mancanza di alcune figure di riferimento come i nonni, per un ovvia conseguenza cronologica, e visto che il vortice di impegni e consumi accomuna anche la maggior parte delle altre famiglie, viene meno anche il supporto della comunità educante, lasciando i genitori sempre più soli nella loro sfida più grande, quella di accompagnare alla vita. E così ci si sente dentro le vite dei figli con il senso di colpa di chi magari vorrebbe esserci in altro modo ma che ha comunque la sensazione di farcela magari controllando a distanza o gestendo con il supporto dell’Onlife.
Ci si sente talmente dentro che ad un certo punto i loro successi sono i nostri, e così pure gli insuccessi, e corriamo in loro soccorso perchè quando accade qualcosa ci sentiamo colpiti personalmente, non solo come genitori; andiamo a difendere loro ma in realtà a difendere noi stessi.
Iperprotezione e controllo queste sono le parole d’ordine di chi ormai adulto investe tutto lì in quella creatura che crescendo si realizzerà e avrà magari ciò che lui stesso non ha mai avuto.
Questo meccanismo è comune a molti genitori ma, fino a che punto non si permette ai propri figli di vivere la loro vita, di provare esperienze emotive, frustrazioni e insuccessi?
E come si fa a incastrare ogni cosa e a tenere tutto sotto controllo quando sembra che questo vortice ti inglobi totalmente?
Si riesce a essere dentro le vite dei figli vigilando a distanza con i registri elettronici, le chat delle mamme, quelle dei gruppi sportivi, dei compleanni e del primo tuffo assieme, avendo la sensazione che così ci siamo, siamo lì dentro le loro vite, ma in realtà la guidiamo a distanza, insegnando loro che la vita si gestisce attraverso il telefono e che quel prolungamento può metterci in relazione al mondo e a tutto ciò che ci circonda. Spesso la tecnologia ormai sostituisce anche le prime relazioni con altre figure di riferimento, perché quando un bambino gioca non ha neanche bisogno di una baby sitter sta buono lì, e ci può stare per ore ore e ore.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità però sta inviando continui segnali di allarme rispetto alla Salute Mentale dei Giovani. “Secondo l’OMS in seuito ai grandi cambiamenti culturali e dello stile di vita molti giovani non sono più sufficientemente equipaggiati degli SKILLS nececessari per far fronte alle crescenti richieste e allo stress dhe si trovano ad affrontare”.
La cronaca ne è portavoce quotidianamente, qualcosa di importante sta accadendo: i giovani non riescono più ad affrontare le frustrazioni e le sfide quotidiane.
Questa è sicuramente la sfida più grande da intraprendere per chi vuol fare in modo che ciò non continui ad accadere.
Ogni genitore dovrebbe avere un chiaro progetto in mente per il proprio figlio che risponde a questa domanda.
Che tipo di adulto voglia che diventi?
Sulla base di questo progetto di vita, accompagnarli attraverso un’adeguata educazione emotiva è un percorso che si può fare solo entrando in relazione, in una relazione vera che passa attraverso la consapevolezza che tu sei altro da me e che devo insegnarti ad affrontare le sfide senza sostituirti o difenderti a spada tratta.
Un altro ambito che deve entrare assolutamente nell’educazione in generale è l’EDUCAZIONE DIGITALE e non si può più pensare di prescindere più da questo. Nell’accompagnare i figli ad un uso consapevole e adeguato di internet si può cogliere l’occasione di condividere con loro un percorso di crescita che contempli tempi di utilizzo, contenuti adeguati e autoregolazione. L’importante è non far passare questo ambito educativo come atto di controllo ma, come avviene in altri ambiti evolutivi, nel rispetto dei livelli di crescita e nel bisogno di crescita di passare da un principio di piacere a un principio di realtà.
Dott.ssa Loredana Luise