AdolescenzaLa fine dell’anno scolastico tra emozioni aspettative e delusioni

La fine dell’anno scolastico tra emozioni aspettative e delusioni

La fine dell’anno scolastico tra emozioni aspettative e delusioni

Un altro anno scolastico volge al termine e come ogni conclusione porta con sé emozioni e vissuti particolari. Per alcuni la fine della scuola rappresenta solo una normale fase di transizione tra un obiettivo di crescita e un altro, mentre per molti corrisponde ad una tregua temporanea dal loro difficile e stressante compito di supporto, sostegno, guida e controllo continuo dei figli. La fatica è stata talmente tanta che sento spesso genitori dire “ce l’abbiamo fatta, siamo stati promossi”, oppure “è stata dura”, e parlando sempre al plurale includono anche loro stessi come diretti artefici del risultato finale. Pagelle, voti ed esami sono per molti sinonimo di valutazioni di adeguatezza genitoriale e non la semplice espressione del funzionamento dei loro figli rispetto ai contenuti scolastici. Il coinvolgimento dei genitori nelle attività scolastiche in alcuni casi è così estremo che i figli ad un certo punto si sentono totalmente deresponsabilizzati da ciò che accade, al punto che qualsiasi cosa succeda, l’esperienza simbiotica con i genitori la rende esperienza famigliare e non personale.

Voti bassi, esami di riparazione o addirittura bocciature sono spesso vissute come veri e propri fallimenti, spesso più dai genitori che dai ragazzi stessi. Come tutte le situazioni di crisi anche la rappresentazione di qualcosa che non ha funzionato, o ad un certo punto si è bloccato, è sinonimo di qualcosa che merita approfondimenti e riflessioni particolari. Anche la bocciatura in sé può rappresentare un’occasione, quella di portare un cambiamento a ciò che no va, passando attraverso la frustrazione e la presa in carico di tutte le emozioni ad essa connessa.

Cosa è successo, perché le cose non procedono come avremmo voluto per i nostri figli?

Ad un certo punto ci si deve fermare e cercare di capire come modificare la situazione che si è venuta a creare, in modo che l’insoddisfazione, o in alcuni casi la frustrazione provata per un riscontro scolastico negativo, diventi parte integrante della costruzione di personalità dei bambini e dei ragazzi.

Un aspetto fondamentale risiede nella motivazione per la quale i propri figli vanno a scuola. Spesso sento dire ai genitori che come loro lavorano anche i figli devono svolgere il loro “lavoro” che consiste nello studiare. La parola lavoro però spesso viene associata alla fatica, al dovere e a qualcosa privo di gratificazione, e se i bambini iniziano da subito a pensare che quella cosa pesante e negativa la devono fare perché sono costretti, la loro motivazione e propensione all’apprendimento parte già dal punto di vista sbagliato. E’ giusto insegnare il senso di responsabilità ma questo non deve passare attraverso la costrizione a fare qualcosa che già in partenza è sgradevole.

Altra cosa che sento spesso fare da molti genitori che hanno avuto esperienze precedenti con i figli maggiori, è parlare in presenza dei figli minori delle difficoltà scolastiche dei fratelli, degli insegnanti inadeguati, degli atteggiamenti dei fratelli come fosse un percorso ad ostacoli obbligato nel quale verranno loro stessi  inseriti, senza possibilità alcuna di poter esprimere in modo diverso la loro esperienza personale.

La scuola come occasione, come enorme contenitore di mille stimoli per diventare bambini, ragazzi e adulti migliori, dovrebbe essere il pensiero ispiratore di qualunque bambino che si approccia alla scuola. Questo principio prende ispirazione dalla Psicologia Positiva e dall’approccio alla genitorialità positiva e dagli sviluppi dei molteplici studi a sostegno della sua efficacia.

Gli insuccessi scolastici sono spesso la risultante di molti fattori come il livello di sviluppo cognitivo, eventuali difficoltà legate alle procedure scolastiche, aspetti relazionali ed emotivi primo fra tutti la motivazione.

Come aiutare i propri figli a  superare l’impasse o ad affrontare ad esempio un difficoltoso rapporto relazionale con la classe o gli insegnanti è una delle tematiche che meritano essere affrontate e debbono essere argomento di condivisione emotiva con i propri figli.

L’estate è sicuramente tempo di svago e di riposo ma dal mio punto di vista è pur sempre una grande occasione per cercare di aggiustare qualcosa che non ha funzionato nel modo adeguato.

Qualora non si riesca da soli ad affrontare nel modo adeguato la situazione, è sufficiente farsi supportare in un percorso di sostegno specifico alla genitorialità per sfruttare al meglio questo tempo fino a Settembre e iniziare un nuovo anno in modo più positivo.

“Educare significa tirare fuori il talento di ognuno, il suo grado di libertà, la sua strada per apprendere davvero” P. Crepet

Dott.ssa Loredana Luise

Post a comment