AdolescenzaMamma la mia crush mi ha ghostato

Mamma la mia crush mi ha ghostato

Gli adolescenti e gli amori Social

Mamma la mia crush mi ha ghostato

Gli adolescenti e gli amori social

Siamo stati tutti adolescenti e il difficile compito evolutivo di definizione identitaria che passa attraverso il confrontarsi, il cercare in qualche modo l’approvazione e il riconoscimento dei pari, è esperienza comune ai molti. Per la “generazione Z “però c’è una variabile nuova che è qualcosa di completamente diverso da ciò che accadeva a noi.

Se un tempo si iniziava ad interessarsi ad altre persone vedendole, incontrandole o per chi era più intraprendente cercando informazioni per creare le giuste occasioni di contatto, per le nuove generazioni è tutto apparentemente molto più semplice. La parola d’ordine è “CONTATTO SOCIAL”.

E’ come se loro avessero a disposizione un’enorme piazza virtuale nella quale trovare e ricercare continuamente l’approvazione e il riconoscimento dei coetanei e non. SCROLLANO GLI SCHERMI e, guidati da algoritmi che si organizzano per compiacere i loro interessi, si imbattono in una moltitudine di profili che rappresentano possibili fonti di contatto e interazione.

E’ sufficiente richiedere l’amicizia e si apre il mondo di un simile altrettanto impegnato a ricercare un supporto alla definizione della propria identità.

Al di là dei neologismi, che da sempre compaiono e si perfezionano di generazioni in generazione (crush=prima infatuazione, ghostare=sparire, ship=essere in una relazione, cringe=vergognarsi per qualcuno ecc. ecc.), quello che tutti i genitori dovrebbero tenere in considerazione è che lasciarli da soli a gestire queste moltitudini di “relazioni social” può avere risvolti personali importanti che dobbiamo e possiamo supportarli ad affrontare.

Innanzitutto è necessario affiancarli in modo non critico e controllante, dimostrando curiosità e interesse per questo loro nuovo mondo. Anche il solo interesse per le parole che usano, per le mode e gli aspetti che in qualche modo li identifica come “generazione Z” è il primo passo che vi può avvicinare nella loro sfera emotiva. Non significa essere invadenti o “cringe” (imbarazzanti) cercando di emularli, ma piuttosto provare un interesse informativo e di vicinanza , per esserci qualora avessero bisogno di noi. E poi informarli continuamente sui rischi di “postare” foto, di “chattare” con estranei cercando di instillare in loro un pensiero critico nei confronti di tutti i contenuti che i social propongono. Ciò che dobbiamo sempre tenere a mente è che il loro senso del pericolo è molto diverso dal nostro a causa del fatto che il loro cervello non si è ancora sviluppato completamente. Soprattutto la corteccia prefrontale (area deputata alle prese delle decisioni) è la parte del cervello che termina il suo sviluppo solo dopo i vent’anni, mentre tutte le zone deputate al controllo delle emozioni sono ancora molto sensibili ad ogni tipo di stimolazione e alla ricerca continue di ricompense e gartificazioni. I social in questo hanno la capacità di offrire riconoscimenti continui attraverso i “like” e le richieste di amicizia.

La costruzione della loro identità passa anche attraverso i primi innamoramenti e la ricerca social di qualcuno che li approvi, li apprezzi e possa corrispondere pari interesse è esperienza immediata e diretta. Da qui le prime “crush”, così le chiamano, che si manifestano attraverso interazioni con messaggi continui o anche solo attraverso un ossessivo bisogno di seguire controllare e scrutare ciò che condivide e posta continuamente l’altro. A questo tipo di relazioni i ragazzi danno un significato profondo e concreto che noi adulti fatichiamo a comprendere ma che fanno parte del loro bisogno di separazione e individuazione dalla famiglia di origine.

Non è facile parlare con i genitori di queste prime infatuazioni e innamoramenti e molti ragazzi preferiscono parlarne con amici reali o virtuali, ma ciò che i genitori non devono dimenticare è che l’amore è pur sempre amore e le emozioni sono sempre quelle.

E’ importante parlare d’amore e di sessualità a casa, cercando di enfatizzare le esperienze concrete e i possibili rischi di false illusioni o “fake” clamorosi nei social: attraverso questa apertura è possibile confrontarsi apertamente sui rischi che corrono, instillando nei ragazzi maggiori dubbi su ciò che vedono e provare. Ciò che i ragazzi devono imparare a mediare, attraverso il nostro aiuto, è l’investimento emotivo nelle loro reazioni amorose on line evitando il desiderio di produrre falsi sé o idealizzazioni eccessive su ciò che vogliono essere per compiacere gli altri e riceverne il loro amore.

“Ricorderai l’adolescenza come il periodo dalle emozioni più intense e dalle esperienze più vere. Un adolescente si butta con ogni cellula del suo corpo in quel che fa, se non altro perché è la prima volta.”
(Stephen Littleword)

Dott.ssa Loredana Luise

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