
L’amore sta alla libertà come il possesso sta alla paura

Cosa si nasconde dietro il bisogno di possesso che si scatena in alcune persone durante le relazioni d’amore?
Se nella fase dell’innamoramento il trasporto emotivo e l’euforia delle nuove emozioni possono legittimare il desiderio di dedicare e pretendere assoluta dedizione e coinvolgimento, con l’avanzare della relazione il funzionale adattamento l’uno all’altro deve sempre più mutare verso il rispetto reciproco delle singole individualità. Questa dovrebbe essere la normale evoluzione di una relazione sentimentale.
Non sempre però le persone riescono a far evolvere la loro relazione con queste modalità e l’idea che l’altro sia diventato parte integrante di sé scatena in loro bisogni di possesso e di controllo continui.
La cronaca purtroppo è intrisa di vicende legate a questa difficoltà di vivere le relazioni e ascoltare quotidianamente quanto accade fa pensare soprattutto al perché ciò accada e al tempo stesso a cosa si possa fare perché ciò non accada più.
I meccanismi psicologici che sono alla base di questi comportamenti pericolosi sono stati studiati, teorizzati da molti, e a riguardo mi piace ricordare dei capisaldi della psicologia come Freud e Jung. Volendo sintetizzare all’estremo le loro lunghe teorizzazioni, secondo questi due studiosi i processi mentali dinamici che si attivano durante lo sviluppo infantile nel rapporto con i genitori influenzano le relazioni interpersonali in età adulta, sostenendo la teoria della connessione tra sviluppo psichico e atteggiamento genitoriale. Questi principi teorizzati da Freud con il nome di “Complesso di Edipo” e da Jung di “Complesso di Elettra”, si basano sul principio che il bambino in una fase del suo sviluppo sessuale inizia a provare sentimenti ambivalenti nei confronti del genitori dello stesso sesso che viene vissuto come rivale nella ricerca dell’amore diretto al genitore del sesso opposto.
Il modello che viene interiorizzato in questa fase dello sviluppo sessuale in età adulta si trasforma in una vera e propria base che la persona utilizzerà per gestire le proprie relazioni sentimentali. Se questa normale fase dello sviluppo non viene superata in modo adeguato la persona può imparare ad incanalare le proprie pulsioni in modo disfunzionale compromettendo in età adulta la capacità di creare relazioni sentimentali sane e adeguate. Ogni fase dello sviluppo alla base di ciò che siamo e di come ci relazioniamo.
Bassa autostima, poca fiducia in sé stessi e un ego debole, che ha bisogno di riaffermarsi continuamente, possono far scaturire un bisogno di controllo continuo dell’oggetto d’amore che può essere il partner, un figlio o anche un amico. Il bisogno di possedere nello specifico ha quindi origine nel rapporto che la persona ha avuto con le figure di attaccamento in età infantile. Chi ha avuto uno stile di attaccamento squilibrato continua a proiettare questo tipo di attaccamento anche nelle relazioni adulte.
Semplificando ulteriormente possiamo dire che quello che è certo è che per amare gli altri bisogna prima di tutto amare sé stessi, e questo lo si impara a fare crescendo con il supporto e la conferma di chi ti ama e ti cresce. Quel sano amor proprio, quella sensazione di esistere al mondo, al di là delle conferme altrui, sono il primo passo per approcciarsi a relazioni amorose nelle quali dare amore e riceverlo non sono funzionali ad un bisogno di identità o di riconoscimento.
Le relazioni con persone possessive, controllanti e gelose possono diventare molto pericolose e si basano sulla paura e non sull’amore.
Amare vuol dire lasciare libero chi si ama di essere sé stesso, di essere felice, magari anche senza di noi se necessario.
Dott.ssa Loredana Luise