ansiaQuando la negatività ti attira nel suo vortice. Il supporto della Psicologia Positiva

Quando la negatività ti attira nel suo vortice. Il supporto della Psicologia Positiva

Quando la negatività ti attira nel suo vortice. Il supporto della Psicologia Positiva

Lo stress, le preoccupazioni e le normali sfide della vita negli ultimi due anni sono ulteriormente amplificati dalla convivenza con una pandemia mondiale che ci riserva continuamente nuove evoluzioni e sfide individuali e di massa. E’ quasi impossibile non trovarsi a pensare al peggio e aver sempre più paura di non uscire da questo vortice di negatività che ci schiaccia, ma l’atteggiamento con il quale affrontiamo la quotidianità influisce notevolmente su tutti gli ambiti di vita.  Per alcuni di noi la preoccupazione e l’ansia per i cambiamenti di scenario continui, che questa situazione impone, diventano insostenibili e l’aumento di sintomatologie come depressione e ansia ne sono la riprova.

Alcune persone però affrontano in modo più pessimistico di altre tutte le situazioni da sempre e rischiano di coinvolgere nella loro visione negativa anche coloro che li circondano. Alcuni si trovano di conseguenza coinvolti in un vero e proprio vortice di negatività che si autoalimenta, e che mette a dura prova il loro equilibrio psico-fisico.

Perché è così facile entrare nel circolo vizioso della negatività?

Se pensiamo ai nostri ricordi di vita ci sembrerà abbastanza evidente quanto ricordiamo con maggiore facilità i momenti in cui abbiamo vissuto esperienze negative rispetto a quelli in cui abbiamo provato emozioni positive. Questa tendenza è proprio una caratteristica del funzionamento del nostro cervello ed ha probabilmente come scopo primario la difesa e la preservazione da pericoli e rischi possibili. Uno studio condotto nell’Università del Michigan dallo psicologo John Cacioppo ha evidenziato come l’attività cerebrale di soggetti che venivano sottoposti a stimoli negativi era notevolmente maggiore rispetto a coloro che erano stati sottoposti a stimoli positivi.

Allo stesso modo se osserviamo la comunicazione mediatica, le modalità utilizzate per attirare la nostra attenzione, tendono a puntare sempre su notizie negative e su stimoli che in qualche modo ci allertano e tengono alta la nostra attenzione proprio per la nostra tendenza fisiologica ad essere attratti da questo genere di sollecitazioni.

A riprova della teoria espressa precedentemente se pensiamo a quanta attenzione diamo ad esempio ad un richiamo o ad una critica ricevuta al lavoro rispetto alle volte in cui magari abbiamo ricevuto un complimento, ci rendiamo conto che le esperienze negative, anche se minime, predominano nella nostra mente su quelle positive, e a volte si impongono talmente tanto da creare un rimuginio da disturbare la nostra quotidianità .

Il problema più grande è quando questa tendenza alla negatività pervade molti ambiti della nostra vita come il lavoro, le relazioni, la nostra autostima e così via.

Stessa cosa accade nelle relazioni interpersonali o nei rapporti di coppia. Nei momenti di difficoltà o di particolare discordia, tenderemo a rinfacciare con estrema facilità un torto subito o uno screzio passato ma difficilmente richiameremo l’attenzione dell’altra persona su momenti positivi o su situazioni gradevoli passate assieme. Alcune persone  a lungo andare si abituano talmente tanto a rileggere le loro esperienze in modo negativo che ogni relazione e ogni vissuto perde assolutamente di motivazione e di spinta pulsionale con il rischio di alimentare disturbi specifici come la depressione,  l’ansia o l’apatia generalizzata. Vista questa dominanza dei pensieri negativi su quelli positivi quanto è necessario spostare il tipo di pensiero per salvaguardare il nostro benessere?

A questa domanda la corrente  scientifica della Psicologia Positiva ha cercato di dare alcune risposte.

La Psicologia Positiva arriva in soccorso al fluire della negatività

La psicologia è una scienza che si occupa dei processi della mente, del comportamento e delle relazioni umane con lo scopo di promuovere il miglioramento della qualità della vita. Se in passato la psicologia si è soffermata principalmente sullo studio delle patologie e delle disfunzionalità comportamentali negli ultimi anni c’è stato un notevole sviluppo di nuove discipline psicologiche rivolte prevalentemente alla promozione del benessere e al miglioramento della qualità della vita. Tra queste quella che mi ha appassionata di più è la Psicologia Positiva.

La Psicologia positiva è un movimento nato durante gli anni ’90 e vede in Seligman uno dei suoi precursori principale. Questo ricercatore si è soffermato sullo studio degli effetti del pensiero pessimistico di alcuni soggetti che dimostravano un atteggiamento rinunciatario, o di fuga, di fronte a situazioni vissute come difficoltose, e ha posto l’attenzione sulla focalizzazione del pensiero verso gli aspetti positivi. Dagli anni 2000 grazie al contributo di Seligman e Csickszentmihalyi si è sviluppata questa branca delle Scienze Psicologiche che si concentra sull’analisi del benessere e sulla ricerca delle risorse individuali da potenziare.

Parlare di Psicologia positiva non corrisponde all’idea semplicistica che tutti noi abbiamo di pensiero positivo, quindi non è una semplice visione ottimistica di tutto ciò che ci circonda. Seligman parla di ottimismo flessibile come la capacità di scegliere il modo di affrontare le avversità e le difficoltà della vita, di capire quando utilizzare il pensiero positivo senza essere al contempo un cieco ottimista. Quello di cui  parla è di riconoscere l’esistenza delle emozioni negative, delle difficoltà e delle avversità della vita passata presente e futura, e di imparare ad utilizzare un pensiero positivo per rileggerle, viverle e progettarne la possibile futura esperienza.

Questo tipo di approccio risulta molto utile nelle situazioni di supporto psicologico per chi deve affrontare dei momenti di impasse o di difficoltà generale. Nell’esperienza terapeutica ho incontrato spesso la difficoltà di alcune persone nel riuscire ad elaborare alcuni vissuti, perché bloccati su una modalità di pensiero negativa e unidirezionale. Bloccare il fluire dei pensieri negativi o   pessimistici attraverso alcune semplici tecniche, e allenare le persone a spostare il loro focus di attenzione su potenzialità e nuove tematiche ottimistiche di apertura verso il futuro, si è rivelata spesso la giusta strada per aiutarle ad affrontare le loro situazioni di criticità.

Ciò non vuol dire che se una persona vive un’esperienza traumatica, violenta e destabilizzante debba per forza trovare la positività in questa esperienza, quello che bisogna stimolare è la ricerca delle risorse positive e delle potenzialità personali che in qualche modo possano aiutare la persona a superare questa esperienza.

Cosa fare per invertire la direzione del nostro pensiero

Alla luce di quanto detto risulta abbastanza ovvio che per dominare la negatività sia necessario sperimentare e vivere quantità notevolmente maggiori di positività. Andare alla ricerca di rievocare le situazioni positive e gratificanti, creare nuove occasioni in cui sperimentare questi vissuti diventa assolutamente indispensabile: oltre a questo è necessario proprio cambiare alcuni schemi mentali cercando di sostituirli con idee positive ogni qual volta se ne avrà l’occasione, facendo leva sull’elasticità cerebrale e insistendo continuamente. Una delle tecniche suggerite spesso a riguardo è la Notice, swift, rewire che evidenzia come sia necessario seguire questi tre passi:

Notice = Riconoscere le situazioni di stress che alimentano una negatività che non ha senso di esistere

Shift = spostare il pensiero su momenti positivi. Possono essere momenti vissuti concretamente o ricostruiti attraverso tecniche di meditazione come la Mindfulness.

Rewire = riavviare il cervello cercando di riassaporare la positività che deriva dallo sperimentare pensieri utili.

Soprattutto in questo momento storico, in cui siamo purtroppo circondati da rischi, pericoli ed eventi negativi è necessario prima di tutto prendere consapevolezza del bisogno di interrompere il flusso di pensieri negativi e di sostituirlo con vissuti ed esperienze emozionali piacevoli e gratificanti. Nel caso in cui questo processo non fosse così semplice da attuare in autonomia, forse è il caso di rivolgersi ad un professionista che ci guidi nelle tecniche appropriate e ci alleni a continuare a farlo da soli.

La Psicologia come promozione di benessere di uno stile di vita mentale sano è il messaggio che probabilmente è necessario far passare il più possibile, in modo che il suo ricorso non rimanga imbrigliato nell’antico luogo comune di scienza che studia solo la malattia mentale.

Dott.ssa Loredana Luise

Psicologa Psicoterapeuta

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