AdolescenzaLa rabbia non è una tempesta

La rabbia non è una tempesta

La rabbia non è una tempesta

📚📚📚Albert Einstein scriveva che

” Ogni minuto che passi arrabbiato perdi sessanta secondi di felicità”

La RABBIA e la sua forza dirompente, che a volte esplode fuori e a volte esplode dentro: sopratutto quando è legata a eventi traumatici e inattesi, la rabbia può arrivare con la stessa forza intrusiva di una tempesta, può lasciarci devastati e privi di energia ma la sua funzione vitale invece va riconosciuta e salvaguardata.

Come sempre un’ESPLOSIONE è l’espressione inadeguata di qualcosa che si fatica a controllare. Se il controllo passa attraverso l’introiezione totale di questo vissuto il rischio è quello di andare ad indebolire il nostro fisico che somatizza e manifesta in qualche modo la carica esplosiva su sé stesso.

Generalmente, le diverse teorie psicologiche definiscono la rabbia come una reazione alla frustrazione ed alla costrizione, quindi come una risposta alla preservazione di uno stato ottimale. Quando si parla di rabbia ci si riferisce a questa emozione sempre come a qualcosa di negativo perché sembra quasi che esista un filo diretto tra rabbia e aggressività. Ciò che si prova molto ha a che fare con i vissuti aggressivi perché, la rabbia genera aggressività ma, non è l’aggressività.

Come tutte le Emozioni anche la rabbia ha la sua FUNZIONE ADATTIVA E DI CONTROLLO. Si potrebbe identificare come scopo principe della rabbia l’affermazione del sé, la difesa del proprio diritto di esistere, di esprimersi o di essere riconosciuti come persona.

Se la rabbia viene accettata come manifestazione di un bisogno primario nei bambini molto piccoli, la nostra evoluzione ci ha insegnato a esprimere le nostre necessità cercando di salvaguardare la nostra natura sociale e relazionale. Nonostante ciò se la paura ad esempio ci aiuta a preservarci dai pericoli, la rabbia ci segnala che qualcuno o qualcosa sta violando senza, o anche con, il nostro permesso la nostra integrità e il nostro spazio vitale. In questa sua peculiarità possiamo riconoscere la sua funzione di preservazione o adattamento e se riconosciamo questo suo fungere da campanello di allarme è necessario riconoscerla e agire verso un cambiamento funzionale.

La RABBIA non può essere considerata di per sé distruttiva ma lo diventa se non riconosciuta, accumulata o veicolata nel modo sbagliato.

Provare RABBIA non significa essere aggressivi o essere necessariamente delle persone pericolose e cattive. Quello che può diventare disfunzionale è la sua espressione eccessiva o perpetuata nel tempo. La condizione ottimale consiste nel trovare il giusto equilibrio tra l’espressione modulata della rabbia e le nostre necessità, in modo da essere attivi nell’agire un cambiamento prima che un accumulo di tensioni ci spinga a comportamenti inadeguati.

La rabbia va prima di tutto “ASCOLTATA” perché la tendenza di molte persone invece è quella d’imparare a reprimerla e nasconderla in modo tale da non riuscire neanche più a riconoscerne i segnali.

Molti studi hanno evidenziato la forte connessione tra rabbia repressa e problemi cardiovascolari, o anche le molte compromissioni nelle diverse funzioni gastrointestinali. Da un punto di vista umorale invece capita spesso che chi non esprime in qualche modo le motivazioni o le necessità che gli procurano rabbia a lungo andare assuma un atteggiamento dimesso e rinunciatario che blocca qualsiasi tipo di slancio vitale.

Con questo non voglio esortare le persone a esplosioni o esternazioni rabbiose della loro disapprovazione, perché questo corrisponderebbe solo alla risultante di una lunga repressione personale, ciò che mi sento di consigliare, è di spingersi alla ricerca di una AUTENTICITA’ DEI RAPPORTI nella quale l’espressione del nostro disappunto o del nostro disaccordo in modo educato ci salvaguardi da conseguenze negative.

Einstein nella sua genialità probabilmente voleva esortare le persone a gestire nell’immediato le controversie in modo da accogliere la rabbia come segnale per agire, concedendosi così maggiore spazio alla serenità.

LOREDANA LUISE

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