ansiaConnettiamoci alla noia

Connettiamoci alla noia

Connettiamoci alla noia

La noia …..c’è chi ne ha paura, chi la osteggia, chi invece la rincorre nel miraggio di un corroborante riposo estremo.

Noia intesa come necessità di riempire un vuoto rappresentato da un tempo sospeso in cui nulla di significativo accade.

Vuoto è un termine che si usa spesso nel descrivere lo stato di noia, e la ricerca di colmare questo vuoto trova un’immediata rappresentazione ad esempio nella consueta abitudine di mangiare per noia, come metafora del riempire un vuoto di vita.

Sentirsi annoiati può essere definita come la sensazione che si ha quando i nostri interessi non coincidono con la nostra attivazione.

Molti filosofi, psicologi e scrittori la descrivono come la consapevolezza di non avere tra sé e il mondo circostante nessun tipo di rapporto, ma “allo stesso tempo la innalzano a emozione necessaria ad un nuovo momento di pienezza caratterizzato da interesse e curiosità “Moravia, 1960

Uno dei punti di vista che mi piace più abbracciare è quello della psicologia analitica, con Marie-Louise Von Franz che evidenziò come la noia possa essere considerata come quell’informazione che arriva dal nostro cervello per far si che si agisca un cambiamento verso qualcosa di più significativo.

Pensiamo ad esempio alla noia all’interno di una relazione di coppia. Se iniziamo a provare questa sensazione il messaggio che riceviamo è che è necessario agire un cambiamento affinché questo genere di sensazione non diventi rappresentativa del nostro stare in una coppia.

Non sentire la noia nella coppia
La noia nella coppia

In una società frenetica in cui i mille impegni, le continue incombenze e le perenni esperienze di iperconnessione riducono al minimo le percezioni della noia, il rischio è di non accorgersi di quanto la frenesia e l’attaccamento ai social media o ad internet in assoluto, rappresentino solo un’alternativa a una noia rappresentativa invece di una disfunzionalità di relazione.

Quanto l’essere sempre connessi rappresenta un’alternativa alla noia, e quanto invece, la noia e il vuoto della relazione portano a questa esperienza di iperconnessione?

Il dubbio è lecito e chiaro ma non credo ci sia un’unica e chiara risposta adattabile a tutte le esperienze di coppia. Quello che probabilmente credo sia necessario fare, è fermarsi a cercare la CONSAPEVOLEZZA dell’origine della noia che, in qualche modo, ci porta alla ricerca di un’alternativa distraente. Cercare inoltre di focalizzare l’attenzione su quanto siamo noi stessi ad agire questo allontanamento, o sia l’altro a farlo, è un passaggio ulteriore e funzionale alla ricerca di capire se di “vuoto” realmente si tratti.

In una società ONLIFE, come è stata definita dal filosofo Luciano Floridi, ciò a cui bisogna fare attenzione è non perdere la dimensione personale di relazione e correre il rischio di addentrarsi completamente in una condivisione quotidiana di contenuti mediatici e poco concreti.

Fare attenzione a quanto spazio viene preso alla coppia dalle esperienze di iperconnessioni individuali, spesso trincerate dietro necessità lavorative o impegni quotidiani che si protraggono anche in orari extra lavoro, è il primo passo per osservare se questo tipo di atteggiamento è una sorta di abitudine, “compulsione”, o una risposta ad una vera e propria noia della relazione. Se, come dicevo prima, la noia è quindi un messaggio per agire un cambiamento, quindi anche nella coppia probabilmente se di noia di relazione si tratta, ci si può fermare e cercare insieme le opportune risposte ed eventuali cambiamenti da agire, da soli o chiedendo la consulenza di uno psicoterapeuta di coppia.

La noia dei bambini come stimolo di creatività

Altro discorso invece vale per la noia che possono provare i bambini in situazioni di inattività. Presi da mille impegni, da esperienze frenetiche di condivisione di vita, non appena si ritrovano a non far nulla compare quasi un’ansia da vuoto che spesso i genitori accorrono a riempire con altre mille attività. Molti studiosi di psicologia dello sviluppo hanno invece posto l’attenzione sull’importanza di sperimentazione della sensazione di noia come risorsa per stimolare la creatività. Molti studi hanno infatti evidenziato che, momenti di rilassamento non strutturato, nel quale i bambini debbano trovare una loro gestione, attivano la capacità esplorativa e la creatività grazie alla possibilità fornitagli da questi momenti di inattività. Un bambino che in un momento di noia riesce a divertirsi con qualcosa di semplice o nuovo, creato da lui o trovato nell’ambiente circostante, è anche un bambino che impara in qualche modo a gestire la frustrazione. Spesso i genitori sopperiscono alla visione di un bambino annoiato, capriccioso e indolente con delle proposte di gioco o molto spesso con l’uso del telefono o dei video game. Anche in questa situazione la sostituzione della noia con qualcosa di distraente allontana dalla presa di coscienza dell’esistenza di momenti di stallo e di vuoto e può alimentare sempre più un’ansia da riempimento e da insofferenza alla mancanza di gratificazione immediata.

Un bambino che si annoia, che impara a gestire questi momenti in modo costruttivo e consapevole, diventerà un adulto capace a gestire la frustrazione e a riconoscere quando la noia lo avvertirà che un cambiamento va agito e gestito nel modo più appropriata e funzionale alla propria serenità.

La noia è sentire che tutto è una perdita di tempo, la serenità è sentire che nulla lo è. cit.

Loredana Luise

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